martedì 30 settembre 2008

Pisa

Sabato. Stress a 2000 per la preparazione di un esame universitario. Voglia di evadere.
Cosa c’è di meglio di una stra-classica delle gite per staccare completamente?
La meta è decisa: Pisa.
Era da un po’ che Daniele mi faceva notare che non siamo praticamente mai andati in gita in Toscana (tranne Firenze nel lontano 2003), quindi siamo partiti, accompagnati da due amici che come noi hanno la passione per le gite (il weekend scorso, beati loro, sono stati a Sirmione e Verona!), Andrea e Martina.
Nonostante il freddo di queste ultime settimane, Pisa ci ha accolti con temperature quasi estive e un sole delizioso.
Ovviamente la nostra prima tappa è stata la celebre Piazza dei Miracoli dove tra la folla abbiamo ammirato e scattato qualche foto ai tre monumenti principali di Pisa: la Torre pendente, il Duomo e il Battistero.
Nonostante la Torre non sia tanto alta è davvero impressionante la sua pendenza!
Non a caso dopo il Colosseo penso che sia il monumento simbolo italiano più conosciuto nel mondo.



La Torre di Pisa



Sulla Torre si può salire solo con la visita guidata di gruppo e dal momento che avremmo dovuto aspettare due ore per il primo gruppo disponibile abbiamo rinunciato alla scalata.
Il Duomo, con la sua facciata in candido marmo ad ordini di colonne sovrapposte, è indubbiamente una delle chiese più eleganti che abbia mai visto.
L’interno a cinque navate è particolarmente luminoso e ospita un capolavoro della scultura tardo medievale quale il pulpito di Giovanni Pisano (quello del padre, Nicola è nell’antistante battistero).
La chiesa ospita inoltre la famosa lanterna che si narra abbia ispirato il celebre pisano Galileo Galilei nelle sue considerazioni sul pendolo.
Il Battistero con la sua possente mole era chiuso al pubblico perché ospitava alcuni battesimi.
Un insieme davvero suggestivo quello di Piazza dei Miracoli che merita la fama che ha nel mondo.



Foto di gruppo in Piazza dei Miracoli



Da evitare la trappola per turisti rappresentata dalle decine (forse centinaia???) di bancarelle di souvenir disposte intorno alla piazza, anche se alcune hanno borsette in pelle niente male (vero Marty?)
Così come abbiamo deciso di evitare per pranzo i ristoranti che letteralmente braccano i turisti nelle vie adiacenti la piazza.
Volendo dare una sbirciatina alla città intera ci siamo addentrati nelle vie del centro con la speranza di trovare anche un ristorantino più intimo…
Purtroppo il ristorante non l’abbiamo trovato e abbiamo anche constatato che, al di fuori della Piazza dei Miracoli e di alcuni sporadici luoghi come la Piazza dei Cavalieri, la città di Pisa non è proprio un granché.
Poco male. Raggiunta l’auto (che avevamo sapientemente parcheggiato un po’ fuori dal centro in zona non a pagamento) siamo partiti in direzione mare per cercare un ristorante di pesce sul litorale.
Siamo giunti a Marina di Pisa dopo circa un quarto d’ora e, raggiunto il lungomare, ci siamo fermati nei pressi di un ristorante che ci sembrava carino, il Ristorante da Cliff.
Abbiamo pranzato con un menù turistico più che abbordabile e di buona qualità godendoci il sole del pomeriggio riflesso sul mar Tirreno… bellissimo!

Il Mar Tirreno a marina di Pisa



Dopo una breve passeggiata digestiva siamo saliti in auto per rientrare verso casa.
La prospettiva per l’indomani era di ore e ore di studio ma ne è valsa davvero la pena e ora, dopo aver passato alla grande l’esame sono ancora più felice di aver trascorso quella piacevolissima giornata tra amici!

lunedì 22 settembre 2008

Imola

Ieri ho fatto una gita domenicale ad Imola. Vi direte: “bella fatica, praticamente ci vivi!”.
In effetti è vero, quasi tutti i gironi della settimana faccio “gite” a Imola, ieri però c’era un’occasione speciale!
La prima gara automobilistica nel rinnovato circuito Enzo e Dino Ferrari dopo due anni di chiusura.

Il circuito di Imola

Si trattava del WTCC, il campionato mondiale gran turismo dove corre, tra gli altri, Alex Zanardi.
Penso che chiunque sia nato da queste parti abbia un po’ le corse nel DNA, i rombi dei motori, le bandiere che sventolano sulle colline della Rivazza e della Tosa, la Torre Marlboro con i cavallini stampati in cima, i carri di “Luciano Piadina Romagnola” che vendono piadine con salsiccia agli appassionati coi Keeway (a Imola piove sempre quando ci sono le corse), i fan tedeschi che negli anni d’oro girovagavano cantando con i loro pancioni pieni di birra…
Tutto questo fa parte dell’immaginario collettivo dell’imolese e all’appassionato fa venire un po’ di “magone” come si dice da queste parti.
Io rientro in tutto e per tutto in quest’ultima categoria e da sempre ne vado fiera. Amo le corse e ho da sempre un’unica grande passione, quella per la Ferrari. Da quando mio padre mi portava a vedere le macchine sfrecciare nel rettilineo dopo la Variante Alta, allora avevo circa dieci anni, le Ferrari avevano sul musetto i numeri 27 e 28, i piloti importanti erano Alain Prost, il “professore”, Nigel Mansell, il “leone inglese” e un giovane di nome Ayrton Senna. Mi chiudeva gli occhi e mi diceva di indovinare quando passava la Ferrari perché dovevo imparare a riconoscerne il rombo.
Era una grande festa.
Poi sono venuti gli anni della Tosa, delle tribunette semi-abusive e i gemellaggi coi tedeschi, gli anni di Jean Alesi e Gerard Berger alla Ferrari, l’anno della morte di Senna.
Da quel infausto 1994 il Gran Premio di San Marino non è più stato lo stesso, Imola non è più stata la stessa.
Il circuito che è sempre stato “nostro”, della gente, di coloro che si sedevano sui muretti delle Acque Minerali e di quelli che scavalcavano le reti per correre sotto il podio ad acclamare i propri idoli, è diventato una zona off limits, snaturato in nome della sicurezza, un luogo da cui tutti noi, gli imolesi, siamo stati tagliati miseramente fuori.
La festa è finita. O meglio è stato l’inizio della fine.
Abbiamo sperato che i fantastici anni di Michael Schumacher, anni dall’entusiasmo alle stelle, potessero cambiare il destino del tracciato del Santerno ma ormai il Dio Denaro aveva rovinato tutto.
Il prato sulle colline della passione non c’è più.
Sotto il podio non ci si va più.
Le tribunette non si montano più.
Le tende dove si dormiva tra i canti dei tedeschi non si montano più.
Luciano il piadinaro non ha più i furgoncini, monta una piccola cittadella in stile Las Vegas dove prima dormivano i tifosi.
Da lì a poco il fallimento della società che gestiva l’autodromo e la scelleratezza del “grande capo” della Formula Uno ci hanno portato via il Gran Premio.
Ho pianto quando la Ferrari ha vinto per l’ultima volta a Imola. Ho pianto quando ho visto esplodere i box vecchi. Ho pianto quando a maggio i fuochi d’artificio hanno inaugurato il nuovo circuito. È vero, è cambiato, tante cose sono cambiate, ma per la prima volta dopo tanto tempo l’ho sentito di nuovo vivo, l’ho sentito di nuovo mio.
Chissà se i cittadini di Singapore o del Barhain, o forse i turchi potranno mai provare le emozioni che abbiamo provato noi imolesi… chissà se noi imolesi le potremo mai provare di nuovo…
Per il momento vorrei ringraziare il mondiale WTCC perché ha fatto di nuovo battere il cuore di noi tifosi, Daniele per avermi convinta ad andarci, e chi gestisce ora il circuito perché ci ha restituito almeno un pochino di quello che appartiene a tutti noi.

Veduta del paddock durante il Gran Premio di San Marino 2005

La demolizione dei box

giovedì 18 settembre 2008

Belgio 1 - Anversa

L’ultimo viaggio di un certo livello che abbiamo fatto è stato quello dello scorso anno in Belgio.
La meta l’abbiamo decisa un po’ per caso e un po’ perché con tutto quello che ha da offrire è decisamente economica!
Ne è uscito un tour delle Fiandre di tutto rispetto, durante il quale abbiamo visitato davvero tanti luoghi interessanti.
Il tour, che prevedeva quattro tappe, Anversa-Gent-Brugge-Bruxelles, (alle quali è stata aggiunta in loco la gita ad Amsterdam raggiungibile facilmente da Anversa col treno), è stato possibile grazie all’acquisto di un “GO PASS”, biglietto ferroviario non nominale che dà la possibilità ai giovani con meno di 26 anni di effettuare 10 viaggi di qualsiasi lunghezza su tutta la rete ferroviaria nazionale belga al costo di € 45,00.


La prima tappa è stata dunque la città fiamminga di Anversa.
Il tragitto dall’aeroporto di Bruxelles ad Anversa è abbastanza breve (è necessario cambiare treno a Bruxelles Nord) e in circa un’ora si raggiunge la stazione centrale della città, un bellissimo edificio Art Déco cha purtroppo era in fase di restauro nel periodo della nostra visita.

La stazione centrale di Anversa

Il nostro hotel, l’Hotel Florida 3*, prenotato questa volta su http://www.eurobookings.com/ si trovava proprio di fronte all’uscita della stazione centrale, affacciato sul lungo viale che conduce al centro della città.
Anversa non è particolarmente grande e il centro storico si raggiunge in circa 15 minuti a piedi dalla stazione.

La prima tappa della nostra visita è stata la casa del pittore Rubens un bel edificio in parte medievale e in parte seicentesco sul Wapper, una laterale del largo viale di negozi Meir.
Dopo la visita della casa con il suo delizioso giardino abbiamo proseguito il nostro tour dirigendoci verso la Groenplaats, la “piazza verde”, sulla quale svetta il dorso della cattedrale, la Onze Lieve Vrouwekerk.

La Groenplaats

Dopo aver costeggiato il fianco della chiesa siamo giunti sullo spiazzo antistante sul quale si erge imperioso e lucente il campanile col suo orologio color oro.
Abbiamo proseguito la visita dirigendoci verso il Grote Markt, ampia piazza dove ha luogo un colorito mercato e sulla quale si affacciano il cinquecentesco edificio municipale, lo Stadhuis, e i molteplici palazzi medievali delle corporazioni.

Il Grote Markt

Da qui ci siamo diretti verso la Vleeshuis, il vecchio macello sede della corporazione dei macellai, dal curioso rivestimento che ricorda una pancetta grazie all’alternanza di mattoni di colore rosso e biancastro.

La Vleeshuis

Ci siamo poi incamminati verso la Schelda, il fiume che attraversa la città e ne delimita il centro, dove abbiamo potuto ammirare l’edificio che ospita il museo navale.

L'edificio del museo navale

Tornando verso l’albergo abbiamo sostato di tanto in tanto per ammirare alcune chiese: San Paolo, dagli sfarzosi interni barocchi, che racchiude la tomba di Rubens; San Carlo Borromeo e San Jacob.
La sera siamo tornati dopo cena verso il centro storico per ammirarne le architetture medievali romanticamente illuminate, non prima però di aver dato uno sguardo ai dintorni del nostro hotel.
Proprio sul piazzale della stazione si affacciano infatti il museo dei diamanti e l’entrata dello zoo.

La cattedrale illuminata

Per tutti gli italiani che anche all’estero non possono stare senza un buon piatto di pasta suggerisco un ristorantino italiano notevole; si chiama “RISTORANTE PIZZERIA ROMA” e si trova a due passi dalla stazione in Statie Straat.Gli spaghetti alla carbonara erano veramente ottimi e anche il vino rosso della casa non era male, così come il caffè. Il cameriere italiano poi era molto simpatico!

venerdì 12 settembre 2008

Forget Paris

Non so se capita anche a voi, alcune mattine, di risvegliarvi sentendovi altrove… sentire l’atmosfera di un’altra città, respirarne l’odore…
A me capita spessissimo e mi piace, l’adoro anzi, perché è una sensazione che ti fa rivivere momenti indimenticabili conditi con un po’ di nostalgia e tanta, tanta emozione…
Bè, il luogo dove “mi sento” stamattina l’avrete intuito dal titolo… si tratta della incredibile, magnifica, romanticissima, Parigi.
Forse è il tempo incerto e minaccioso, così simile a quello della capitale francese durante la nostra ultima vacanza là, che porta la mia mente a quei quattro magnifici giorni trascorsi a maggio nella ville lumière o forse è solo l’impossibilità di dimenticare le sensazioni che Parigi mi trasmette ogni volta che vi metto piede e che di tanto in tanto tornano a coccolarmi… Chissà!
Ad ogni modo oggi sono a Parigi e farò di tutto per rimanervi il più a lungo possibile!
Premetto che, nonostante sia tanto difficile dire quale sia la città più bella che abbiamo mai visitato, quest’anno all’unanimità io e Daniele abbiamo deciso per Parigi.
Poi vengono tutte le altre a pari merito.
Perché Parigi? Vediamo…
È molto difficile spiegarlo a parole… per questo ho deciso di lasciare spazio alle immagini, tutte foto scattate da me in prima persona. Non pretendo che tutti si convincano che Parigi è la città più bella del mondo… solo che capiscano perché lo è per me!


Alcuni scatti della Tour Eiffel...

... il simbolo di Parigi!

Vista dagli Champs de Mars

La torre by night

La splendida Place de la Concorde

Il Louvre con la famosa Pyramide

Amore e Psiche di Antonio Canova

Montmartre

Skyline di Parigi

Notre Dame

L'interno della cattedrale

L'Hotel de Ville

Il Palais du Luxembourg

Skyline della capitale al crepuscolo

Il Sacré Coeur

L'interno della Sainte Chapelle

La Senna




lunedì 8 settembre 2008

Detto e fatto...

Oggi ho ricevuto una graditissima cartolina da una mia cara amica che sta trascorrendo un periodo di stage all’estero, Annalisa.
Nella cartolina mi suggerisce di scrivere un post sulla splendida città che la ospita, Norimberga.
Mi è parsa un’ottima idea…
Innanzitutto perché sono rimasta molto colpita dalle suggestive immagini riprodotte sulla cartolina (una serie di foto della città in notturna), poi perché devo confessare che da anni coltivo il sogno di fare un giro della Germania analogo a quello fatto in Francia nel 2005 per toccare tutte le città importanti del Paese.
Quindi ho iniziato a documentarmi, nella speranza che Annalisa voglia integrare con un bel commento questo post!
Norimberga è la seconda città della Baviera dopo Monaco.
Il centro storico, dalle pittoresche architetture medievali, è racchiuso da una lunga cinta di mura (quasi 5 km) eretta nei secoli XIV-XV.
Nella zona nord-ovest delle mura si erge il monumento più imponente della città, il Burg, la massiccia fortezza costruita nel 1039.

Il Burg

Norimberga è anche la città dove nacque e visse il pittore Albrecht Dürer; la casa in cui abitò dal 1509 alla morte è visitabile e ospita numerose riproduzioni dei famosi dipinti dell’artista.
Tutti coloro che amano l’arte e la cultura tedesche non possono di certo perdere il Museo Nazionale Germanico che raccoglie più di un milione di reperti tra pitture, sculture e oggetti d’arte applicata.
Tra le chiese, una delle più importanti e la tardoromanica chiesa di San Sebaldo (XIII sec.) che fu una delle roccaforti del movimento protestante.
Ma l’attrazione principale della città è indubbiamente il Mercatino di Natale che dalla prima domenica d’Avvento anima la centralissima piazza Hauptmarkt.
È il più famoso e antico di tutta la Germania e pare sia stato istituito da Martin Lutero in persona…

Mercatino di Natale a Norimberga

Quest’anno avrà luogo dal 28 novembre al 24 dicembre.
Penso proprio che potrei farci un pensierino… dopotutto Norimberga si raggiunge facilmente dalla A22 del Brennero in meno di 8 ore d’auto!
Per il momento non mi resta che salutare Annalisa e mandarle un grosso bacio!


Per maggiori informazioni:

venerdì 5 settembre 2008

Amsterdam

Anche questo mese Bell’Europa mi suggerisce l’occasione per scrivere un post su di una città che ho avuto l’occasione di visitare e che occupa un posto molto speciale nel mio cuore.
La città è Amsterdam e l’occasione è una mostra temporanea sul pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich.
La mostra si tiene al museo Hermitage di Amsterdam ed espone alcune delle tele e dei disegni più famosi dell’artista di proprietà del ben più famoso Hermitage di San Pietroburgo (info
www.hermitage.nl).
A prescindere dalla mostra, Amsterdam è una città cha vale davvero una visita.
Andai per la prima volta nel 1999 (fu il mio primo vero viaggio all’estero, con la scuola) e proprio l’anno scorso ho avuto modo di tornarci con Daniele durante il tour del Belgio cha abbiamo fatto ad agosto (abbiamo un po’ sconfinato…).
Amsterdam è una città che nonostante le trasgressioni mantiene un’atmosfera molto particolare, quasi da città di provincia. Tutto ad Amsterdam parla dell’Olanda, della sua storia, della sua conformazione geografica, della sua arte e tutto contribuisce a saldarne l’identità.
Il legame della città con l’acqua è testimoniato non solo dal porto ma anche e soprattutto dalla miriade di canali che l’attraversano rendendola quasi una città-labirinto.

I canali di Amsterdam

La storia di questa regione, che nel XVI-XVII secolo era una delle più floride d’Europa, ha fatto sì che la città diventasse un crogiolo multiculturale caratterizzato dalla tolleranza e dalla libertà e ha contribuito ad un’esplosione artistica di cui ancora oggi il Rijksmuseum raccoglie le spettacolari testimonianze (cito in primis il grande Rembrandt Van Rijn).

La facciata del Rijksmuseum

Ma in tempi più recenti l’Olanda è stata anche la patria di uno dei più grandi pittori della storia, Vincent Van Gogh, al quale è dedicato un importante museo (sempre invaso dalle folle…).
Amsterdam inoltre è la città che ha fatto da sfondo alle tristi vicende narrate nel diario di Anna Frank, la cui casa è visitabile e accoglie una mostra dedicata alla vita della sfortunata ragazza e della sua famiglia.
Durante la nostra breve visita (una giornata sola e per di più funestata dal maltempo) abbiamo fatto un bel giro lungo il Damrak, la grossa arteria che dalla stazione ferroviaria conduce a Piazza Dam giungendo fino a quest’ultima per ammirare il Palazzo Reale. Dopo una breve passeggiata nei dintorni della piazza ci siamo incamminati verso il Rijksmuseum e il vicino Van Gogh Museum dove pensavamo di entrare…pensavamo! Purtroppo la coda per l’ingresso ammontava a circa tre ore!

L'antico edificio delle poste ora centro commerciale

Siamo tornati in autobus verso Piazza Dam; da lì ci siamo incamminati verso la stazione facendo una breve deviazione attraverso il famoso quartiere a luci rosse (molto pittoresco anche per coloro che non sono interessati alla mercanzia) e siamo giunti fino al Nieuwmarkt dove sorge l’antico edificio della pesa pubblica ora trasformato in ristorante.

La pesa pubblica (De Waag)

A metà pomeriggio considerate le condizioni meteorologiche siamo tornati verso la stazione (peccato che il bel edificio ottocentesco in mattoni rossi fosse in restauro!) per rientrare in Belgio.
È stata una gita veloce ma assolutamente soddisfacente! Ho già in programma di tornarci e chissà, magari coglieremo l’occasione per fare un bel tour dell’Olanda!

lunedì 1 settembre 2008

Dozza

Ieri è venuta a trovarmi la mia cara amica Carlotta con il suo fidanzato Lorenzo. Per l’occasione ho organizzato una gita domenicale nella mia terra.
Abito a Toscanella, una frazione di un bellissimo borgo, Dozza, che si trova appollaiato sulle prime colline tra Castel San Pietro Terme e Imola, in provincia di Bologna.

Dozza dall'alto

Dopo un aperitivo nel bar più esclusivo di Toscanella ho portato i miei ospiti a mangiare “A casa di Cristian”, un bel agriturismo con cucina tipica Tosco-Romagnola che si trova sui calanchi ed è raggiungibile prendendo dalla Via Emilia (SS9) la Via Valsellustra (sulla destra uscendo da Toscanella in direzione Imola). Proprio qui abbiamo fatto una veloce tappa per mostrare ai miei ospiti la piccola chiesa artistica di Santa Maria Assunta, un piccolo gioiello completamente affrescato con storie della vergine (info su www.valsellustra.org ). È un luogo a cui sono particolarmente legata perché è la chiesa dove i miei genitori si sono sposati quasi 29 anni fa.
Dopo il pranzo a base di tortelli di patata ai funghi porcini (i migliori della zona!) e ficattola con salumi e formaggi siamo partiti alla volta di Dozza.
Le attrazioni principali del piccolo borgo sono due.
La prima è la Rocca, la cui costruzione risale al 1250. L’edificio fu ampliato nel ‘300 e ristrutturato nel ‘400 sotto l’egida dell’allora Signora di Dozza e Imola, Caterina Sforza. Di proprietà della famiglia bolognese dei Malvezzi-Campeggi fino al secolo scorso, venne acquistata in seguito dal Comune. È gestita oggi dalla Fondazione Dozza Città d’Arte (
www.fondazionedozza.it).


La rocca

Tra le stanze più interessanti ci sono sicuramente la cucina, la sala delle armi e l’oratorio privato, una piccola cappella sulla quale si affaccia il famoso pozzo rasoio, una profonda buca dalle cui pareti spuntano lame affilate per trafiggere i prigionieri condannati a tale pena.
Molto suggestive sono anche le prigioni, sulle cui pareti si possono notare scritte originali di prigionieri rinchiusi lì centinaia di anni fa.
I sotterranei della Rocca ospitano inoltre l’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna, tappa irrinunciabile per tutti gli amanti del buon vino.
La seconda attrazione di Dozza è il Muro Dipinto.
Dal 1960 infatti il borgo ospita la biennale del Muro Dipinto, manifestazione durante la quale artisti provenienti da tutte le parti del mondo si riuniscono a Dozza per affrescare i muri delle case.
Il paese è diventato ormai una vera e propria galleria d’arte all’aria aperta dove poter ammirare opere originali e molto diverse tra loro.

Daniele, Carlotta e Lorenzo davanti ad un muro affrescato nel centro del borgo

Dozza ospita molteplici manifestazioni durante l’anno, tra cui la Festa del Vino e quella delle Arzdore (termine dialettale che indica le ‘donne di casa’, le tipiche massaie romagnole dal matterello facile!!!) . Quest’ultima si terrà quest’anno il prossimo weekend (5-6 settembre) e sarà in funzione lo stand gastronomico con piatti tipici.
A proposito di gastronomia… talvolta nei borghi turistici i ristoranti sono molto cari e spesso scadenti. A Dozza non è così, anzi!
Ci sono ristoranti per tutte le tasche e per tutti i gusti, tutti con piatti tipici e tutti di un ottimo livello!
Spero di non sembrare troppo di parte se dico che vale veramente la pena di fare una bella gita a Dozza, specialmente durante una delle tante feste che la animano!

Per maggiori info (i siti però non sono il top…) potete visitare il sito della fondazione Dozza Città d’Arte (
www.fondazionedozza.it) , quello del Comune (www.comune.dozza.bo.it) oppure consultare le pagine dedicate a Dozza su Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Dozza) o sul sito “I borghi più belli d’Italia” al link www.borghitalia.it/html/borgo_it.php?codice_borgo=954.

Come raggiungere Dozza (da www.comune.dozza.bo.it)